Cellule staminali: Cosa sappiamo?
Grazie agli studi della professoressa Graziella Pellegrini oggi è possibile ridare la vista a chi l’ha persa a causa di una lesione alla cornea. Infatti per far ciò si devono raccogliere le cellule staminali sane dall’epitelio corneale del paziente che riveste la cornea, coltivarle in vitro per circa 17 giorni e trapiantarle nell’occhio lesionato.
Ad oggi in Italia sono stati effettuati più di 250 trapianti e nel 78% dei casi non è stato necessario ripetere l’intervento una seconda volta. Oggi nell’uso di cellule staminali si cerca sempre meno di prelevarle, coltivarle in vitro e poi trapiantarle, ma si cerca di trovare i loro fattori di crescita e differenziamento in vivo per tramutarli in farmaci . Con la conoscenza delle cellule staminali tumorali si possono creare farmaci in grado di colpirle ed evitare la loro espansione. Questi studi potrebbero aprire le porte alla cura di molti tumori fino ad adesso non curabili poiché immuni alla chemio o alle radioterapie (per la capacità di queste cellule di autoripararsi). Purtroppo però se usate nel modo sbagliato queste cellule possono rivelarsi più dannose che utili in quanto possono andare ad influire diversi fattori patologici del nostro organismo. Qualche anno fa infatti, a Mosca un ragazzino israeliano fu operato con cellule staminali per curare una rara malattia genetica neurodegenerativa, ma qualche giorno dopo scoprì che le cellule trapiantate gli causarono due tumori, uno al cervello e l’altro al midollo. Ma a parte rarissimi casi di insuccesso, spesso dovuti a trapianti illegali o in strutture non idonee, le cellule staminali ci lasciano ben sperare nel campo medico e danno uno spiraglio di luce per la cura di diverse malattie genetiche. E chi lo sa se magari in futuro malattie come il cancro si cureranno grazie ad esse facilmente,come fosse soltanto un appendicite o una tonsillite.