Quasi sonetto tra me e Cecco Angiolieri
Io:
«Parlami, Cecco Angiolier, maestro mio,
amo anch’io la donna e il dado,
ma più tra tutti la donna è il mio Dio,
ed erro e vago come animal brado.»
Cecco:
«Maestro non son né fui, nuovo amico,
ma assai esperto del tuo vagar per donne,
e l’estro con cui io scrivo e dico
simile è al tuo ondeggiar tra troie e madonne».
Io:
«Ben sapevo e meglio ora so che tu e io,
maestro mio, uguali siam nell’amar,
difficile è trovar rime come te,
eppur mi basta odiar questo mondo rio,
sempre tra spine e bicchieri cercar
qualcosa che a te sfuggì e or sfugge a me».
di Domenico Passantino
“Simile è il tuo ondeggiar tra troie e madonne.”
Questo è il verso chiave a mio avviso del sonetto.
Per fortuna che oggi come nel medioevo ancora esistono le madonne, e che queste siano di esempio per le troie. La donna è un essere nobile, la sua vocazione è quella di essere madonna, ma gli uomini spesso la sviliscono e la spingono ad essere troia. Beata quella donna che riesce a rimanere madonna.