Ciminna arriva ad una marcia dichiaratamente antimafia con notevole ritardo, comunque noi vogliamo accogliere l’evento con entusiasmo e sottolinearne l’importanza.
Una piccola comunità come la nostra ha l’obbligo di sottolineare il valore di queste avvenimenti.
Il merito di questa iniziativa va dato a chi questa marcia l’ha voluta, l’ha ideata e l’ha realizzata, cioè l’I.C. di Ciminna, che da qualche anno ha assunto la legalità come linea guida e come sfondo integratore delle sua azione istituzionale.
Quella di ieri e stata una manifestazione con un intento chiaro, limpido e senza compromessi, un ponte lanciato dalla scuola al territorio e alle altre istituzioni che operano sul territorio che, lo hanno raccolto partecipando e dichiarando il loro impegno a fianco della scuola e dei cittadini corretti.
Voglio, in questo breve articolo, a nome di tutti coloro i quali hanno da sempre apertamente dichiarato da che parte stanno, ringraziare la Dirigenza, i Docenti, il personale ATA e tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito alla riuscita della manifestazione, che ci ha anche saputo emozionare, come nel momento del silenzio suonato dal professore Enrico Graziano.
Inizio questa mia riflessione con il raccontarvi che una mattina a scuola la collega Sacco (referente del progetto assieme alla professoressa Tesè), mi ha fatto vedere la locandina della marcia (deliberata dal collegio dei docenti) con il titolo della manifestazione e l’ho trovata immediatamente e semplicemente “geniale”.
“Capaci di legALItà”, questo è il titolo che hanno voluto dare alla marcia.
Un messaggio chiaro e diretto in tre parole. GRANDIOSO.
Pensate in tre parole, i colleghi che hanno ideato questo titolo quale motto della manifestazione, hanno saputo esprimere con semplicità e con estrema efficacia quello che noi tutti volevamo dire, quello che volevamo comunicare.
In questo motto c’è dentro la parola “Capaci”, che ci ricorda il luogo della strage che nel 1992 in un barbaro attentato, privò la Sicilia e l’Italia della figura di Giovanni Falcone, una delle più belle e oneste intelligenze al servizio delle Istituzioni Italiane.
Ma la stessa parola “capaci” vuole affermare con decisione che noi abbiamo la forza e la volontà per emanciparci dalla cultura mafiosa, che non vogliamo girarci da un’altra parte, che non vogliamo far finta di non vedere, di non sapere e di non conoscere.
L’altro termine contenuto nel motto è la parola: LEGALITA’, nella quale i miei colleghi hanno scovato e tirato fuori il termine “ali”, e lo hanno messo in evidenza, così da farci capire che solo praticando la legalità, una comunità può spiccare il volo, può trovare la base della propria convivenza civile e della propria positiva prosperità.
Un grazie quindi a Piera (e a chi l’ha collaborata) per averci saputo regalare queste riflessioni.
Un grazie al maestro Francesco Passantino per lo splendido murales che ha realizzato nell’edificio scolastico di scuola primaria dedicato a Giovanni Falcone.
Con questo murales il maestro Passantino ha espresso ed impresso nelle vive mura dell’edificio che ogni giorno accoglie il meglio della nostra comunità, cioè i nostri bambini, una testimonianza indelebile del valore di questo memorabile evento.
Naturalmente il grazie più grande va a tutti i nostri studenti, piccini e grandi, per quello che hanno saputo dare e per quello che hanno saputo fare.
Le nostre istituzioni, dicevo, hanno raccolto l’invito che viene dalla scuola sia con la partecipazione alla marcia di ieri sia con le loro dichiarazioni, attraverso le quali, hanno schierato la nostra comunità dalla parte della legalità senza se e senza ma.
Abbiamo ascoltato le parole del Parroco che ci ha detto che la mafia è il male.
Abbiamo sentito l’assessore Sarullo che, a nome dell’amministrazione comunale, si schierava contro la mafia e che ha concluso il suo intervento nell’atrio della scuola, scandendo con tono forte per ben tre volte la parola LEGALITA’. Attendiamo.
Noi che ci siamo sempre schierati, intendiamo la legalità come lo strumento principe di convivenza civile, intendiamo la legalità come opportunità di sviluppo e come obiettivo qualificato e qualificante per emancipare il nostro territorio da un diffuso sentimento di accettazione dei molti comportamenti border line personali e istituzionali che inquinano le nostre esistenze.
Molta strada c’è ancora da fare affinchè le dichiarazioni ascoltate ieri diventino vita reale e comportamenti concreti, ma ieri abbiamo iniziato un percorso che speriamo sia fecondo e foriero di quella necessaria partecipazione attiva alla vita del paese delle migliori intelligenze dei giovani e dei meno giovani che purtroppo ancora stanno a guardare.
Nella consapevolezza delle difficoltà del percorso intrapreso, mi piace sottolineare che il collegio dei docenti dell’I.C. di Ciminna, ha da tempo deciso da che parte stare e verso quale direzione operare, nella convinzione che solo il rispetto delle leggi e delle regole rappresenta la modalità più efficace per uno sviluppo socio/economico vero e rispettoso dei valori laici e cattolici.
Da alcuni anni le manifestazioni scolastiche di fine anno sono dedicate all’educazione alla legalità.
Il progetto legalità è ormai patrimonio del piano dell’offerta formativa dell’I.C. quindi , è per tutti noi che nella scuola operiamo, naturale considerare le regole di convivenza e le leggi dello Stato italiano un faro che guida la nostra azione educativa,e siamo convinti che quello che facciamo oggi nel tempo lascerà il segno e aiuterà il progresso di tutti noi.
Per ultimo non posso esimermi dal dire, per amor di verità, che quello che ieri a Ciminna è sembrato tanto facile e naturale, in realtà non è sempre stato così.
Il nostro edificio scolastico di scuola primaria oggi è intitolato a Giovanni Falcone, ma voglio rammentare che questa intitolazione non è stata semplice, tanti sono stati i docenti, ma anche i personaggi esterni al mondo scolastico, che (all’epoca) vi si sono opposti.
Molti docenti ciminnesi non volevano dedicare l’edificio scolastico al magistrato ucciso.
Proprio oggi, per rinfrescarmi la memoria, ho chiamato il collega Michele Sarullo, il quale è stato uno di quelli che hanno lottato per dare all’edificio il nome di Falcone, che mi ha confermato quello che ricordavo, cioè che oltre il 40% dei docenti ciminnesi che all’epoca erano in servizio, hanno in collegio docenti votato contro Falcone.
E aggiungo io, la lastra di marmo che oggi vediamo sulla parete d’ingresso dell’edificio, con il nome di Falcone e una sua celebre frase, è stata affissa solo dopo molti anni dall’intitolazione, quasi come se ci fosse la volontà di lasciare solo alle carte il compito di dire che quella scuola era intitolata a Falcone.
Ho voluto aggiungere questa, che può apparire una nota stonata nel contesto di queste riflessioni, per dire che Ciminna ha ancora una lunga strada da percorrere e tante difficili battaglie da affrontare per affrancarsi definitivamente da un passato che è ancora molto presente.