Ars “Caputo è decaduto” al suo posto Alongi
di Agorà Ciminna
Il deputato regionale Salvino Caputo Pdl è decaduto dalla sua carica, a deciderlo la commissione. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone lo ha comunicato all’aula “Con una nota del 3 giugno giunta all’Ars il 4 giugno il Commissario dello Stato ha comunicato che è diventata definitiva la sentenza della Corte d’appello di Palermo che prevede la condanna del deputato Salvino Caputo. Ho provveduto a convocare la Commissione verifica dei poteri comunicando che le norme prevedono la decadenza di diritto di Salvino Caputo dalla carica di deputato dal 21 maggio scorso (…) Questa è una decisione che non piace a nessuno. Io non sono abituato a discutere le sentenze. E un’istituzione è autorevole se si limita al rispetto delle leggi. Ci troviamo di fronte a una strada obbligata. La Commissione verifica dei poteri, di fronte a una sentenza passata in giudicato, può solo prendere atto. Dura lex, sed lex”.
Ed è subito polemica, Vinciullo del Pdl “Lese le prerogative di questa Assemblea. Viene limitata la libertà del Parlamento. Stiamo acquisendo una sentenza di un altro potere senza nemmeno discuterla” e poii ancora Cordaro del Cantiere Popolare “Vicenda emblematica di come si stia perdendo di vista quella che è la ratio reale legata al potere e alla rappresentanza di questa Assemblea. Intendo sostenere un principio: quello dell’autonomia del parlamento siciliano. Questo parlamento doveva essere chiamato a votare sulla decadenza di uno dei suoi membri. Questo parlamento si sta trasformando in un Consiglio comunale. E in questo caso è stato violato il principio della successione delle leggi, previste dal Codice penale”.
Il posto di Caputo a sala d’Ercole sarebbe quindi preso da Pietro Alongi, primo dei non eletti della lista del Popolo delle Libertà nel collegio di Palermo alle ultime elezioni regionali, già vice presidente della Provincia Regionale di Palermo ed ex Sindaco di Ventimiglia di Sicilia comune limitrofo al nostro.
“Non sono interessato alla faccenda – spiega Salvino Caputo- Ho chiesto di essere ascoltato e ho anche depositato una mia relazione. Non ho ancora ricevuto alcuna risposta”.
La condanna definitiva di Caputo è arrivata una ventina di giorni fa ad una pena di un anno e cinque mesi per tentato abuso di ufficio. La vicenda risale agli anni in cui ricopriva il ruolo di primo cittadino di Monreale, quando si era attivato per cercare di fare cancellare alcune multe. Tra queste anche quella elevata all’allora arcivescovo Salvatore Cassisa, all’ex assessore Francesco Nocera e la moglie, oltre che all’allora presidente del Consiglio comunale, Roberto Terzo.
“Un reato impossibile” lo hanno sempre definito i legali di Caputo. Le multe in effetti non furono mai cancellate. Le delibere del sindaco Caputo restarono lettera morta fino a quando il suo successore, Toti Gullo, non se le ritrovò davanti e decise di spedirle alla Corte dei Conti. E da qui alla Procura della Repubblica che fece scattare l’inchiesta. In primo grado Caputo era stato condannato a due anni, in appello però cadde l’accusa di falso e arrivò lo sconto di pena. Caputo ha ottenuto la sospensione della pena.
La condanna definitiva renderebbe oggi ineleggibile Salvino Caputo, in virtù dell’articolo 15 della legge 55 del 1990, modificata dal decreto legislativo 235 approvato lo scorso 31 dicembre. Secondo la legge, per come modificata pochi mesi fa, infatti non possono essere candidati alle elezioni regionali e non possono comunque ricoprire le cariche di presidente della giunta regionale, assessore e consigliere regionale “coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva alla pena della reclusione complessivamente superiore a sei mesi per uno o più delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio”.
Un’altra interpretazione però si fonda sulla circostanza che il decreto sia posteriore al momento dello svolgimento dei fatti contestati. Secondo questa interpretazione, la legge che si applicherebbe è dunque la stessa 55/1990 non modificata dal decreto del 31 dicembre 2012, che prevedeva la decadenza solo per pene superiori ai due anni.
Tra caos ed interpretazioni varie della legge rimane il fatto che Salvino Caputo non è più un consigliere regionale.