Sul trattore e la sua storia
di Pippo Oddo
Prototipo di una lunga serie di trattrici prodotte dalla Fiat, il modello 702 fu presentato nel 1920 – con dimostrazione di aratura – nella Piazza d’Armi di Torino, oggi quartiere Crocetta. Per apprezzare l’importanza dello storico evento è necessario accennare alla storia del trattore e del suo utilizzo ai fini della produzione agricola.
Il primo trattore (a vapore, destinato al trasporto dei cannoni) fu costruito nel 1770 dall’ingegnere militare francese Nicholas Joseph Cugnot (1725 – 1804) ed è tuttora conservato presso negli spazi espositivi del Conservatorio Nazionale di Arti e Mestieri, a Parigi. L’esempio del geniale inventore francese sarebbe stato poi seguito da diversi altri valenti tecnici europei, non ultimo dei quali il tedesco Otto Nikolaus (1832 – 1891), cui si deve l’invenzione del primo motore a combustione interna a quattro tempi. Degno di menzione è pure l’ingegnere piacentino Pietro Cerasa Costa che nel 1879 realizzò «il primo trattore italiano che, con opportune modifiche, venne prodotto in alcune decine di esemplari». Successivamente la Breda e la Pavesi e Tolotti, entrambe di Milano costruirono trattici sia a vapore che con vapore a scoppio di varie potenze. Non va dimenticato, in questo scenario di sperimentazione, la Barocelli di Ravenna che iniziò la sua attività nel 1913 con la costruzione di due trattori da 15 e 30 HP». Nel frattempo c’era stata l’invenzione del motore Diesel, che ha preso il nome dal suo inventore ingegnere meccanico tedesco Rudolf Diesel (1858 – 1913). Altri modelli furono progettati dal tedesco Heinrich Lanz (1838 – 1905) e dall’inglese John Flower, che «progettò inoltre la meccanizzazione per aratura a vapore che consisteva in due locomotive stradali situate una di fronte all’altra ai bordi del campo, le quali azionavano un cavo che trascinava da un lato all’altro un aratro basculante».
Ma è un fatto che il trattore di tipo industriale è nato nel 1892 negli Stati Uniti e ancora per oltre un quarto di secolo la costruzione della maggior parte delle macchine agricole era monopolio degli americani. Le industrie italiane non disponevano di mezzi e capitali per uno sviluppo simile a quello degli USA: era già tanto se l’ingegno italiano riusciva a produrre «vari progetti tra cui spiccava il trattore “Pavesi – Tolotti (1911), un trattore con 4 ruote motrici di uguali dimensioni e regolabili in altezza, con telaio snodato e baricentro particolarmente basso. L’opera industriale di Ford forniva a tutti gli agricoltori grandi e piccoli un trattore leggero peraltro manovrabile che per il suo prezzo contenuto ebbe un successo commerciale senza precedenti. Dal primo prototipo del 1907, nel 1917 costruì i primi esemplari del famoso modello “Fordson” che ha avuto un ruolo importante nella meccanizzazione agricola mondiale».
Nei primi decenni del Novecento i trattori erano in grandissima parte importati dagli Stati Uniti o assemblati in Europa con componenti prodotti negli USA. Nel nostro paese l’industria dei trattori che si sviluppò tra le due grandi guerre ebbe un decollo grazie alle note società costruttrici FIAT, LANDINI, SAME, PASQUALI, LAMBORGHINI, GOLDONI, CARRARO che hanno portato in alto a livello mondiale l’evoluzione delle trattrici di piccola taglia dai 15 ai 35 CV o 100 CV. Bisognava aspettare la fine della grande guerra e delle commesse statali per registrare una prima significativa diffusione della meccanizzazione agricola per usi civili.
È tuttavia doveroso precisare che i primi acquirenti di trattori furono i grossi proprietari terrieri e non certo gli ex soldati-contadini, i quali continuarono a condurre i loro fondi con i metodi tradizionali. Né va dimenticato che in Sicilia, per l’assenteismo degli agrari che risedevano in città, i latifondi fino all’ultimo dopoguerra erano condotti in affitto ai cosiddetti gabelloti che a loro volta li sub-concedevano ai contadini, i quali continuavano a coltivare la terra con gli aratri a trazione animale compreso quello a chiodo che la tradizione letteraria ottocentesca voleva inventato da «Cerere e Trittolemo».
In oltre un secolo di storia, il trattore agricolo si è migliorato, potenziato e completato. I progressi tecnologici gli hanno fatto acquisire un’importanza fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura mondiale. E intanto le campagne si sono spopolate e non s’intravede nessun cenno d’inversione di tendenza… la disoccupazione aumenta e i giovani sembrano condannati inesorabilmente al precariato a vita. Ma questa è un’altra storia.
Pippo Oddo
Palermo lì 5 luglio 2014
P. S. Devo questa foto alla cortesia del mio amico Domenico Pernice che ringrazio sentitamente.