Rap
Questa sera voglio fare il rap
forse perché sono come Jep
Gambardella
e vago per una città bella, troppo bella,
sono lontano da una stella
che non trovo,
dentro una miniera
che non scavo,
sopra una modella
che non scopo,
una monella
senza scopo.
Cerco la “Grande bellezza”:
io voglio scrivere rime come Caparezza!
Lui col capo riccio
e io mi chiudo a riccio
e rimo con me stesso,
creo il mio ritmo come un fesso,
però parlo e non mi stresso,
e così non penso al sesso,
ops ci ho già pensato,
minchia come sono complicato,
mi piace complicare le cose,
mi piacciono le cose pericolose,
e com’è
che
cerco la semplicità, la pubblicità con una lucidità
che sa
di palcoscenico,
in mezzo a tanti io sono il capocomico,
sono l’amico
che
tu vuoi però
non lo so
che ti dirò,
di cosa parlerò.
La pagina è bianca
e la penna mi stanca,
quello che ho da dire mi manca,
e voglio andare a ninna,
con la Pinta e la Santa Maria,
Santa Maria,
volevo dire “a nanna”, non a “ninna”,
dico una cosa per un’altra come mia nonna,
va a finire che ci infilo pure la zia,
aiuto, voglio la mia mamma…
e tu vieni qui, anzi vattene via,
lasciami questa cosa qualunque essa sia,
questa poesia
questa malattia
questa pazzia
solo mia solo mia…
di Domenico Passantino
Ipotesi di lettura suggerita da Davide D’Alessandro
Jep Gambardella, l’uomo della vita mondana di Sorrentino, si mescola all’esistenza dell’autore che non riesce a trovare la propria meta, la perdita e ricerca dei valori. L’ Ambizione,la denuncia sociale di Caparezza, la crisi esistenziale che si riflette tra il chiudersi a riccio all’essere animale da palcoscenico, l’ispirazione poetica che come il complesso meccanismo della mente che da un errore nato dalla stanchezza elabora nuovi concetti: la nanna diventa la Niña di Colombo. Proprio la nanna diventa il tema conclusivo che vede l’autore ad un ritorno ai desideri del bambino, il bambino che nei suoi capricci vuole tutto per sé, probabilmente una donna che può essere salvezza e pericolo, in eterno contrasto con la figura materna.