La filosofia del camaleonte

di Filippo Leto

camaleonte

Sin da bambini siamo affascinati dalle curiosità e dalle stranezze che si aggirano per il mondo animale. Crescendo poi abbiamo imparato a conoscere i nomi e le bizzarrie di alcuni esseri viventi, diciamo un po’ più “particolari”, che non esitavamo a raccontare a chi ancora non le conoscesse o a farne semplicemente metafore da inserire qua e là nelle nostre orazioni pseudo-intellettuali.

Ma fra queste specie, avete mai filosofeggiato sul camaleonte?

Penso che tutti voi conosciate quel piccolo rettile con due grandi occhioni, una lingua lunga e soprattutto che riesce a cambiare colore a secondo del posto in cui si posa.

Tra documentari, libri di scuola e, perché no, la pubblicità dei “Sofficini” abbiamo tutti ben presente l’animale in questione; ma ciò che molti disconoscono è invece il fatto di essere a contatto con questi animali più di quanto pensiamo, con alcuni ci parliamo giornalmente, con altri ci conviviamo e con altri ancora ci innamoriamo. State tranquilli, non mi riferisco a nessun incesto strano e nemmeno a qualche assurdo stato di pazzia, perché oggi tutti noi siamo diventati chi più e chi meno camaleonti.

Se è vero che l’uomo ha copiato tanto dal mondo animale non ha dimenticato di certo il camaleonte, anzi a mio parere di quest’ultimo abbiamo assunto un vero e proprio modus vivendi. Come i grandi occhi del camaleonte noi oggi osserviamo tutto, poco ci sfugge, e riusciamo persino a vedere ancor più lontano rispetto chi ci ha preceduto. Con rapidi movimenti dei bulbi oculari scandagliamo cose e persone che ci circondano, e ancor prima che l’impulso visivo sia elaborato dalla ragione, siamo lesti a divedere le persone tra prede o predatori, o meglio come il piccolo rettile cerchiamo la nostra mosca da catturare. Ma non abbiamo preso solo gli occhi da questo simpatico rettile, converrete con me che era un peccato lasciarci sfuggire una lingua lunga e retrattile, e allo stesso tempo così  veloce e fatale. E come un cavaliere impara a usare la sua arma, noi abbiamo imparato a maneggiare la nostra lingua, facendo di essa un’arma ancor più tagliente della spada. Si perché con una spada devi avvicinarti per far male, mettendo a rischio te stesso per ferire, con una lingua del genere invece no, siamo liberi di attaccare tutto e tutti giocando a nostro favore la carta della distanza. E una volta imparata l’arte del criticar con verbo, difficilmente, ne facciamo a meno, sguainiamo la nostra lingua come abili spadaccini cogliendo le nostre prede come mosche deconcentrate.

E se è vero che non c’è due senza tre non potevamo tralasciare la peculiarità regina del nostro caro camaleonte, il mimetismo. Certo nessun essere umano è in grado di cambiare colore ma riusciamo d’altro canto a cambiare ben altro. Faccia, opinione e identità per esempio; che fanno di noi stessi dei perfetti camaleonti nella società moderna. Riusciamo a nasconderci mettendoci in mostra, a non possedere un’identità pur avendo numerosi profili su ogni tipo di Social Network e a esporre diverse opinioni ma nessuna in fondo mai nostra. Forse abbiamo abusato dell’affermazione di Andy Warhol, secondo la quale in futuro tutti avremmo avuto 15 minuti di fama, poiché proprio per cercare quest’ultima ci siamo uniformati più che mai nell’immolare falsi miti e seguire tendenze passeggere. Abbiam voglia di esporci ma preferiamo farlo dietro uno schermo di un PC e dietro un profilo che muta la nostra realtà a similitudine della pelle del rettile. Restiamo lì, fermi e al sicuro sul nostro ramo, aspettando che una mosca prima o poi si faccia catturare ma raramente tentiamo un passo avanti per agevolarne la cattura. Soltanto una cosa ci differenzia dal camaleonte; il fatto che esso per lo più sopravvive in solitario, mentre noi necessitiamo di una massa per la nostra sussistenza. Ma di tutte le funzioni che la massa può svolgere, abbiam visto bene di scegliere la più vile. Eh si, perché dietro di essa noi riusciamo a nasconderci e forti di questa sicurezza non troviamo stimoli nel venirne fuori. Sotto l’eco di tante altre voci la nostra sentenzia forte e chiara, ma allo stesso tempo resta muta ed inutile in mezzo al branco. Detto ciò spero che quest’articolo vi abbia fatto riflettere su quanto a volte può essere dannoso l’imitare senza aver prima fatto un critico ragionamento e spero anche che la prossima volta che vi capiterà di incontrare uno di questi simpatici animali non lo considererete più bizzarro, perché in fondo potrebbe non essere così diverso da voi!

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