Gli Israeliani colonizzano Ciminna
di LiberaMente Ciminna
Mentre siamo in attesa di ricevere il dispositivo della Commissione Tributaria Provinciale di Palermo, che dovrà pronunciarsi sul ricorso promosso dal Comitato NOTARSU Ciminna, avrete sicuramente notato che nelle recenti bollette, relative alla Tari 2015, la nostra Amministrazione Comunale ha proceduto ad aumentare in modo consistente le tariffe della Tari.
In pratica tra il costo del servizio rifiuti del 2014 e quello del 2015 si è accertato un aumento di circa 130 mila euro pari la 20%.
Segno evidente che a Ciminna neanche un Sindaco imprenditore è stato capace di ridurre il costo della gestione dei rifiuti.
Ma in futuro le cose potrebbero cambiare, non si sa se in meglio o in peggio e sopratutto per chi.
A risollevare le sorti della nostra comunità ci penseranno gli Israeliani, che oltre ad occupare la Palestina e a colonizzare economicamente molti Paesi, si occuperanno di risolvere i problemi dello smaltimento dei rifiuti di Ciminna e sopratutto del comprensorio ed oltre.
Qualche mese fa a Ciminna è stato presentato un Project Financing di circa 33 milioni di euro per la creazione di un centro di trattamento di rifiuti indifferenziati, approvato immediatamente dalla Giunta Comunale qualche giorno dopo la data del deposito all’ufficio protocollo. Considerata la corposità del progetto depositato, riteniamo che non ci sia stato da parte di chi lo ha deliberato, neanche il tempo di sfogliare velocemente tutti i faldoni degli elaborati progettuali, per comprendere pregi e difetti della tecnologia utilizzata e soprattutto il rispetto dell’osservanza delle normative in materia di trattamento dei rifiuti, imposte dalla Comunità Europea.
Ma andiamo per ordine, chi è questa super società dotata di tutti questi fondi, capace di investire 33 milioni di euro a Ciminna?
Dagli atti depositati in Comune, risulta che il progetto è stato presentato dalla Arcadia888 S.r.l. una società di revisione che si occupa di asseverazioni di piani economici in Project Finansing con sede a Roma in via Durazzo 28.
L’azienda invece che dovrebbe realizzare e gestire l’opera è la ArrowBio Italia S.r.l. una società con un capitale sociale di 50 mila euro, di proprietà di due società Share S.r.l. e la I&S Group S.r.l.
- La Share S.r.l. con capitale sociale di 40 mila euro così suddiviso: 3% Lorenzo Malatesta, 28.5% Share Investiments S.r.l. ed il 68.5% della Integrazioni & Sistemi SPA, il cui core business è il seguente “Share ideata ed organizzata, come Società specializzata nell’ambito delle attività commerciali, di marketing, e di relazioni secondo i principi e le regole delle realtà di lobby di stampo anglosassone”.
- La I&S Group S.r.l. (holding) sita in Roma in via dei Granai di Nerva 48, di proprietà al 50% di Maurizio Lanari e Paolo De Cesare con il seguente core business “Siamo specializzati nel design e nell’implementazione di soluzioni, nell’ottimizzazione di processi, applications e devices al fine di accelerare il percorso di crescita dei nostri clienti verso un futuro di successo in conformità con i principi di Etica e Sostenibilità”.
Dal quadro societario sopra descritto, emerge una situazione patrimoniale molto complessa e di difficile valutazione, sopratutto con riferimento al capitale sociale dell’azienda madre che sembra irrisorio rispetto alle poste in gioco.
Ma vediamo in che cosa consiste la tecnologia proposta da ArrowBio Italia; non è altro che il brevetto della società Israeliana ArrowBio, che promette il riciclo del 90% dei rifiuti indifferenziati tramite l’utilizzo dell’acqua.
Il principio di funzionamento di questa tecnologia si basa sull’acqua sfruttando una delle sue più note proprietà che permette di separare facilmente gli elementi leggeri (che galleggiano) da quelli pesanti (che vanno a fondo). Tenendo i rifiuti in acqua si consente di ridurre sensibilmente, o tenere sotto controllo, l’emissione di polveri nocive e i cattivi odori. Grazie alla separazione in acqua, la produzione di compost pulito (cioè con meno contaminanti) avviene molto più facilmente e l’acqua è l’elemento base per la produzione di Biogas di ottima qualità (con elevato contenuto di metano) mediante digestione anaerobica (cioè con batteri che operano in assenza di ossigeno). Inoltre, visto che i rifiuti hanno un alto contenuto di umidità, quando l’impianto entra a regime, il sistema non ha più bisogno di prelevare acqua dall’esterno (fonte ArrowBio).
Questa tecnologia promette di differenziare il 95% dei metalli ferrosi, 85% dei metalli non ferrosi, 85% della Plastica e il 90% del vetro. Inoltre, verrebbe prodotto metano e compost (fonte ArrowBio).
Ma allora perchè se questa tecnologia promette tutti questi benefit, ancora in Italia non è stato realizzato nessun impianto?
La domanda può sembrare banale ma è dal 2003-2006 che diverse città italiane sono state coinvolte nell’adozione di questa tecnologia, eppure ad oggi nessun impianto ha visto la luce in Italia.
Tra le città che avevano avviato le procedure per la realizzazione dell’impianto vi erano Civitavecchia, Napoli, Brindisi, Montesilvano e parecchi comuni della Sardegna e della Sicilia, ma di fatto, ad oggi nessun impianto è stato mai realizzato.
Gli unici impianti realizzati si trovano a Tel Aviv (Israele), Falkirk (Scozia) Pachuca (Messico) e Sidney (Australia).
Forse la verità del fallimento di questi progetti sta nel mancato rispetto della direttiva europea 20-20-20, che obbliga le amministrazioni a differenziare i rifiuti a monte, cioè in fase di raccolta, mentre per la messa in funzione dell’impianto ArrowBio è necessario effettuare la raccolta in modo indifferenziato per poi procedere alla separazione a valle, cioè negli impianti della ArrowBio.
Questa tipologia di impianti per potere andare a regime, necessita di un bacino di utenza minimo di 150.000 abitanti, il che significa che il progetto prevederà il coinvolgimento di molti paesi della Provincia di Palermo.
Questa peculiarità, ci preoccupa non poco, perché il rischio ambientale che corre il nostro territorio potrebbe essere dietro l’angolo, infatti, per garantire il ciclo continuo dell’impianto, sarà inevitabile stoccare i rifiuti in grosse aree, trasformando di fatto il tutto in una vera e propria discarica indifferenziata.
Ancora una volta chi ci amministra tratta i ciminnesi come dei sudditi e non come cittadini.
Ci sono scelte strategiche che non possono e non devono essere fatte senza informare la cittadinanza, specialmente quando queste inequivocabilmente la coinvolgono e ne possono determinare il futuro in positivo o in negativo.
Il 28 ottobre 2015, il Consiglio Comunale di Ciminna dovrà votare se approvare o meno questo Project Financing da 33 milioni di euro, allora non ci rimane altro che invitare tutti i Consiglieri Comunali ad andare in Consiglio, documentati su quello che stanno approvando, valutando attentamente le ricadute sul nostro Comune sia in termini ambientali, sia in termini economici, specialmente nella parte del progetto che pone degli obblighi a carico dell’Amministrazione Comunale.