Una donna di Petralia Sottana ferma l’elettrodotto Chiaramonte-Ciminna. Confidustria: “Preoccupati”
da lasicilia.it 03/08/2018 – 21:46 di Michele Guccione
Il Consiglio di stato: «Danneggia la sua azienda e uno dei territori più belli d’italia»
Infatti, i giudici della quarta sezione presieduta da Paolo Troiano hanno dato ascolto – unico soggetto istituzionale in Italia a farlo – a Rosellina Di Salvo, 67 anni, dopo che il Tar del Lazio aveva respinto un ricorso presentato da lei e da altre 24 aziende della zona. La Di Salvo, titolare di un’azienda agricola biologica, ha proseguito da sola la battaglia legale durata dieci anni per difendere non solo la propria tenuta di 70 ettari che si estende nell’antico borgo di Chibbò Barbarigo, ma anche il circostante vasto territorio che cinge il Parco delle Madonie. L’area è vocata a colture specializzate e ricade nel disciplinare dell’olio Dop Mazara del Vallo.
«È la vittoria di Davide contro Golia, contro chi non poteva immaginare che uno ‘zu Turiddu qualsiasi avrebbe potuto costringere le massime istituzioni a rispettare la legge quando tutti avevano detto sì al progetto», commenta la figlia Laura Briguglia, avvocato, che con la sorella Eleonora, l’avvocato Giovanni Immordino e tutto lo studio legale hanno contrastato il progetto di Terna, i ministeri Beni culturali e Sviluppo e la Soprintendenza di Palermo.
La sentenza è chiara. La signora ha sempre evidenziato con documenti e prove – ma mai ascoltata – che la linea attraversa un’area vincolata dalla legge regionale urbanistica del ‘78; e anche da un decreto dell’assessorato Beni culturali del ‘98, in quanto sono presenti siti archeologici e un santuario del ‘300, quello del Belice, meta di pellegrinaggi e inserito in un itinerario ufficiale. In più, se da un lato la linea avrebbe deturpato il paesaggio protetto – è la tesi della signora accolta dai giudici – un pilone sarebbe stato posizionato vicino al caseggiato dell’azienda, comportando l’estirpazione di parte dell’uliveto realizzato con fondi Ue e la chiusura dell’azienda, sia per la perdita dei requisiti Dop con cui produce un olio biologico a marchio registrato, sia perché il campo elettromagnetico avrebbe esposto i dipendenti ad inquinamento ben oltre le 4 ore giornaliere.
La Soprintendenza, che nel 2012 aveva prescritto di spostare il pilone di 1 km dal borgo di Recattivo, nel 2015 ha dato parere favorevole mantenendo le prescrizioni. Il Consiglio di Stato però ha ritenuto che di quella prescrizione non era stato tenuto conto nel nuovo progetto. Sarebbe bastato ascoltare la signora e trovare soluzioni alternative. «Siamo andati avanti fra incredulità e resistenze, convinti che ad un territorio vocato ad agricoltura e turismo resti ben poco dalle royalties», racconta Laura Briguglia. Alla fine l’opera è ferma. Terna si è messa a disposizione dei ministeri e della Soprintendenza e spera che si possano sanare i «vizi di motivazione» sollevati dalla sentenza. Ma resta un caso di insensibilità burocratica sconfitto da una donna che da sola ha difeso uno dei territori più belli d’Italia.
Bloccato l’elettrodotto Chiaramonte-Ciminna
Stop del Consiglio di Stato. Confindustria: “Preoccupati”
Stop deal Consiglio di Stato al progetto di Terna per l’elettrodotto Chiaramonte Gulfi-Ciminna, un’opera strategica per l’isola che interesserebbe 24 comuni nei territori di sei province, per un totale di 172 chilometri. “Il tema dell’energia elettrica, della sua produzione e distribuzione e del risparmio di costo nell’approvvigionamento per le imprese è centrale per Sicindustria – commenta il vicepresidente vicario degli industriali, Alessandro Albanese – e, nello specifico, il progetto di Terna rappresenta una soluzione ai molti problemi industriali e di sviluppo della Sicilia. Parliamo di un investimento pari a 290 milioni di euro che coinvolgerebbe circa 60 imprese e 450 lavoratori, con 8 cantieri per 2/3 anni, ma che soprattutto permetterebbe di rendere efficiente la rete infrastrutturale regionale ed eliminare tutte quelle micro interruzioni di energia elettrica dovute a una rete di trasmissione obsoleta che quotidianamente danneggiano le imprese”. “Si tratta – spiega il coordinatore del gruppo energia di Sicindustria, Luigi Rizzolo – di un’opera che garantirebbe gli scambi tra area orientale e occidentale della Sicilia e migliorerebbe la sicurezza della rete elettrica, con un conseguente incremento della qualità e della continuità della fornitura. Ma non solo, perché permetterebbe di svincolare la fornitura di energia elettrica della Sicilia occidentale dalle centrali di produzione inquinanti e di sfruttare maggiormente e con più sicurezza l’energia messa a disposizione da fonti rinnovabili. È per questo che bloccare progetto significa negare alla Sicilia una infrastruttura essenziale sia per chi utilizza l’energia sia per chi la produce”.