Ciminna, si invoca u Santu Patri per il dono dell’acqua
di Agorà Ciminna
“Signuruzzu chiuviti chiuviti ca i lauredda su morti ra siti. Mannatini una bona senza lampi e senza trona.
Acqua ri cielu sazzi la terra, inchiti lu fonti ri la pietà, Signiruzzu facitilu pi carità”.
È il testo di una preghiera molto diffusa in Sicilia, in alcune versioni la parola ‘lauredda‘ che tradotta in italiano indica i campi di grano è sostituita da ‘arvuledda’ (alberelli). Vi invitiamo a recitarla a San Francesco di Paola, chiamato anche ” U Santu Patri” per scongiurare la siccità.
Un’antica devozione ciminnese, praticata dai Frati Minimi che vissero in questa comunità per diversi secoli, e tramandata fino agli anni ottanta, era quella di collocare il mezzo busto del Santo (vedi foto) nel terrazzo della chiesa chimato ‘lastricu’ per renderlo visibile da ogni casa del paese, anche di sera la luce del lumino fungeva da segnale e dava l’imput ai devoti che puntuali recitavano la preghiera.
Contestualmente a questa esposizione straordinaria, un gruppo di ragazzi organizzava una processione itinerante con un piccolo Crocifisso, ancora oggi conservato nella sagrestia della chiesa di San Francesco di Paola, durante la quale recitavano la stessa preghiera.
Il mese di gennaio è trascorso praticamente senza pioggia, gli esperti dicono si tratti del gennaio più secco degli ultimi 100 anni. La stazione meteo locale ha registrato solo 10mm di precipitazioni piovose dall’inizio del nuovo anno.
Oggi come ieri, la preghiera è un atto di affidamento al Creatore per chiedere il dono dell’acqua. Un bene prezioso, necessario per la vita nei campi, quell’acqua che ha da sempre contraddistinto questa stagione invernale. E che ci auguriamo arrivi al più presto per scongiurare la siccità, e per permettere in questo particolare periodo dell’anno al frumento di svilupparsi, così come ai legumi o ad ogni altra pianta e coltivazione che ha questa necessità, come anche la semplice erba che viene utilizzata come foraggio per gli animali.