La leggenda del tesoro nella grotta di Monte Rotondo a Ciminna. Come sciogliere l’incantesimo.
*di TI CUNTU UN CUNTU – Per non dimenticare, rivolto alle nuove generazioni.
7° puntata
Un detto dice: “I sordi vannu e vennu”. Dicasi così quando, per vari motivi e soprattutto per disgrazia, si spendono tanti soldi e tante energie e, in seguito, si spera di poterne guadagnare più di quanto speso o sprecato, l’importante rimanere in salute e in vita.
In questa puntata vi parlerò del tesoro incantato che, secondo la leggenda, si trova all’interno della grotta di Monte Rotondo. Si tratta di “U tesoru ri Saracini no cozzu ri Matritunnu e u monacu ri Cappuccini”.
La leggenda paesana narra di un grande tesoro incantato, custodito da un grosso gigante che tiene una mazza nelle mani, e sorveglia la cameretta del tesoro.
Il tesoro fu nascosto all’interno della grotta che si trova nella sommità del colle, dai Saraceni che dominarono la Sicilia e questo luogo attorno l’anno mille d.c..
Per tantissimi secoli un prezioso manoscritto in pergamena, ha custodito il segreto per rompere l’incantesimo e, aprire la porta della “truvatura”.
Questo prezioso manoscritto, anche un po’ pericoloso, per la mala fine che poteva fare sia il possessore del manoscritto, sia chi tentava l’impresa di romper l’incantesimo, alla fine del secolo XIX° si scoprì essere in possesso del frate bibliotecario del Convento dei Padri Cappuccini in Ciminna.
Il frate, a causa delle leggi emanate dopo l’unità d’Italia, che sopprimevano tutti gli ordini religiosi, tra cui il nostro convento, prima di lasciare il convento, decise di far tentare la fortuna e di rompere l’incantesimo, facendo provare l’ardua impresa a un giovane ragazzo che frequentava il convento, che era molto generoso e timorato di Dio.
Vi allego il video del “cuntu” che racconta la vecchia storia. Cerchiamo di valorizzare sempre più le nostre tradizioni, la nostra cultura e il nostro dialetto. Spero che questo “cuntu” sia stato di vostro gradimento e, se vi fa piacere, lasciate gentilmente un “mi piace” alla pagina facebook.
Un affettuoso ricordo allo zio Ciccio Cirrincione detto Ciccio Mattia, che spesso nei pomeriggi d’estate ci allietava con questo ed altri suoi antichi “cunti”, davanti la casa del Canonico Antonino Bonadonna.
Buona giornata e alla prossima, a Dio piacendo.
*di Rosario Priolo